Fitormoni
cosa sono e come funzionano queste sostanze vegetali
Gli ormoni sono dei messaggeri chimici che, una volta prodotti da una delle tante ghiandole del sistema endocrino, ipotalamo, ipofisi, tiroide, surreni, ovaie, testicoli ecc., entrano nel sangue per attivare od inibire a distanza la funzione di un’altra ghiandola o di un organo del corpo che, in questo caso, sono definiti organi bersaglio. L’ipotalamo ad esempio invia messaggi sotto forma di ormoni all’ipofisi che a sua volta invia altri ormoni agli organi bersaglio e questi a loro volta comunicano con l’ipofisi mediante altri ormoni in un perfetto sistema di comunicazione a circuito chiuso detto anche circuito a feedback (retroazione).
È quindi facile pensare che, se il messaggio impartito è sbagliato sin dall’inizio, o che se qualcosa si modifica nel circuito, tutto il sistema di feedback può non funzionare correttamente. In realtà molti dei problemi ormonali che spesso si verificano nell’organismo, sono legati proprio ad un evento di questo tipo. Pertanto la soluzione migliore affinché non si crei una disfunzione ormonale è, o evitare che il messaggio sbagliato venga creato all’origine o, meglio ancora, che esso sia messo in circolo.
Quest’intervento terapeutico si esegue introducendo nell’organismo delle sostanze ormono–simili, in grado cioè di sostituirsi a quelle sbagliate o in grado di riprodurre in modo corretto la loro stessa azione. I fitormoni ad esempio sono proprio quei composti ormono-simili che vengono usati in questi casi. Si tratta di sostanze di provenienza vegetale, dotate di grande disponibilità e manegevolezza, che possono essere impiegate facilmente, come vedremo, in molte patologie maschili e femminili di origine endocrina. Ma andiamo a vedere innanzitutto quali sono le piante da cui derivano i principali fitormoni.
I semi di soia sono sicuramente i piú popolari, abbiamo poi il trifoglio rosso, la radice di liquirizia, il dong quai o ginseng femminile, la cimicifuga, l’agnocasto, la patata americana selvatica, il ginseng, la palma nana e la rodiola. I fitormoni presenti in queste piante sono di tipo diverso e quindi hanno anche effetti diversi sulla regolazione ormonale. Vedremo pertanto qual è il composto fondamentale presente in ognuna di esse e quali sono i risultati migliori che si possono ottenere nelle varie patologie, tenendo conto che prima di ogni intervento bisogna essere certi che i sintomi lamentati siano provocati unicamente da uno squilibrio ormonale e non da altre cause.
Ma soffermiamoci innanzi tutto su alcune spiegazioni di carattere funzionale che ci consentiranno di comprendere meglio l’argomento. Quando i vari ormoni vengono rilasciati nel sangue, il loro modo di agire è quello di intercettare le cellule bersaglio ed attaccarsi a queste utilizzando degli specifici recettori presenti sulla superficie cellulare. I recettori ormonali sono, infatti, delle particolari strutture sensibili solo ad uno specifico ormone, in piú ogni cellula ha un numero finito di recettori destinato solo e soltanto ad uno specifico ormone.
Una volta che l’ormone si è attaccato al suo recettore, nessun’altra sostanza può a sua volta attaccarsi. Quando i recettori sono completamente saturati, gli ormoni in sovrappiú vengono distrutti dal fegato. Gli effetti degli ormoni sull’organismo dipendono pertanto dalla quantità di ormoni che si attaccano ai recettori della cellula bersaglio. Se ad esempio c’è una carenza di estrogeni (ormoni femminili) nel sangue, non tutti i recettori saranno saturati e questo, come avviene nella menopausa, provocherà degli specifici sintomi.
Al contrario, se c’è invece un’abbondanza di estrogeni nel sangue, i ricettori risulteranno saturati al massimo e quindi i sintomi saranno quelli di un eccesso ormonale, come avviene ad esempio nella sindrome premestruale. Per assicurare poi un perfetto controllo sulle quantità di ormoni presenti nel sangue, dal momento che il fegato elimina quelli in eccesso, occorre che quest’organo funzioni correttamente. Di fronte ad un eccesso ormonale, estrogeni in particolare, bisogna quindi valutare anche la funzionalità epatica perché, ad esempio nelle epatiti e nella cirrosi, quando il fegato non funziona correttamente, gli estrogeni aumentano in modo patologico.
Oltre al fegato, un ruolo di controllo importante sull’eccesso ormonale viene svolto anche dai batteri presenti nell’intestino che pertanto deve funzionare perfettamente, pena il venire meno di quest’importantissima funzione ed il rischio di trovare nel sangue sostanze ormonali alterate, ma ancora efficaci per dare altri problemi. Indispensabile dunque, oltre alla buona funzionalità del fegato anche la cosidetta eubiosi intestinale, cioè il mantenimento di quella flora batterica sana che assicura con la sua presenza il regolare svolgimento delle funzioni intestinali, meccanismo che è stato spiegato nella parte dedicata alla colonidroterapia.
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